Con gli Ordinamenti di Giustizia si procedette al riordino di tutte le Arti. Alle Maggiori venne concesso di darsi uno Statuto, Gonfalone, Santo Patrono protettore, e una sede. Tutto ciò in base alle caratteristiche del lavoro svolto. Questa operazione interessò anche le Arti Minori, con lo stesso criterio. Terminato questo aggiornamento, il numero delle Corporazioni considerate Minori, venne fissato definitivamente in quattordici. L’Arte dei Legnaioli, anche se faceva parte delle Minori, aveva una importante potenza economica.
Gli affiliati provenivano tutti dalla città o dai borghi, avevano grande importanza nella vita cittadina. Essi erano impiegati nella costruzione degli edifici e ne ammobiliavano gli interni rendendoli confortevoli e piacevoli da abitare. Nello Statuto della Corporazione erano immatricolati con il nome del lavoro praticato: Costruttori e venditori di cofani, forzieri e casse, di botti, tini e bigonce, “bobulici” (conducenti di carri trainati da buoi), segatori. Questi ultimi insieme ai conducenti di “foderi” (tronchi d’albero legati insieme e fatti trasportare dalla corrente dei fiumi), erano facenti parte dell’Arte dal 1299.
I “foderi” di legname provenienti dai boschi del Casentino, dopo essere legati insieme, venivano spinti in acqua e lasciati trasportare dalla corrente dell’Arno. Se durante il trasporto il legname rimaneva incagliato in una secca, chi lo trovava era obbligato a spingerlo verso il centro del fiume per continuare il suo viaggio. All’arrivo in città esisteva e c’è tuttora un porticciolo chiamato delle “travi”. Quando giungeva il legname, i tronchi venivano portati a riva per l’effettuazione del taglio ad opera dei “segatori”, poi dopo essere caricato sui carri venivano trasportati dai “bobulici” a destinazione.
Si trovavano immatricolati anche: Bottai, cerchiai, cofanai, bastai, legnaioli grossi (venditori all’ingrosso di legname), cassettai, barlettai (piccoli vasi di legno da portarsi legati alla cintola per dissetarsi durante i viaggi), venditori e acconciatori di legname, venditori di casse, produttori di cofani, forzieri grandi e piccoli, scrigni, lettiere, deschi, banchi, arche (bare), madie, selle da bestie, ceste, pali di legno, rastrelli per mondare il grano, telai, “gramole” (strumenti usati dai panettieri per impastare la farina, e dai linaioli usati per rompere il lino e la canapa), asserelle (assi di legno usate per i letti per appoggiarci sopra i sacconi), “vanghielli” (attrezzi di legno per lavorare la terra), botti, tine, bigonce, barili, cerchi, “pèvere” (vaso bislungo usato per travasare il vino nelle botti). Vi si trovavano iscritti all’Arte i segatori, i montanari conducenti di legname- trasportati dalla corrente dei fiumi, e i bobulici. A costoro gli artigiani richiedevano una somma di denaro data in garanzia, per coprire eventuali furti o smarrimenti del legname.
La fama di questi artigiani era rappresentata dai cassettai, specializzati nel fabbricare cassoni. Un altro manufatto prodotto erano le cassapanche, per la conservazione dei corredi e le “donora” delle spose. Questi contenitori diventavano delle vere e proprie opere d’arte: decorate, scolpite, intarsiate, ornate con pitture. Nei soggetti delle decorazioni venivano raffigurati: uomini animali, stemmi di famiglie nobili, e opere più complicate come cortei nunziali e allegorie.
La loro bravura ha partorito il famoso “cassone Adimari”, opera del pittore Giovanni di Ser Giovanni detto “lo Scheggia” del 1450. In realtà è stato appurato che per le sue grandi dimensioni, è una spalliera. Il dipinto rappresenta la scena di un matrimonio in Corso Adimari fra le famiglie Adimari e Martelli. Sullo sfondo si vede rappresentato il Battistero di San Giovanni, coperto da drappi di seta. Vi è rappresentato il corteo nunziale, con gli sposi in evidenza, si vedono i servitori indaffarati a servire cibo agli invitati, mentre i trombetti della Signoria suonano per rallegrare la festa.
A conferma della loro bravura e scrupolosità nel lavoro di questi artefici, vennero apprezzati dai loro concittadini, che con l’aumento della ricchezza cittadina, dovuta ai commerci e alle banche, compravano i loro manufatti per arredare e abbellire le loro abitazioni. Il lavoro di questi artigiani procedeva speditamente malgrado le interruzioni della loro attività dovute a domeniche e feste di precetto della chiesa.
C’erano anche altre feste civili e religiose, una di queste la festa di San Giuseppe falegname il 19 di marzo. Per festeggiare lo sposo della Vergine, si riunivano nella sede della Compagnia di San Giuseppe dei Legnaioli al Canto dei Carnesecchi.
Nello Statuto era scritto che, i “carradori” (conducenti di carri) se non avessero consegnato il carico di legname affidato a loro per il trasporto, li doveva essere trattenuta una parte del loro salario spettante, versandolo nelle casse dell’Arte. Inoltre i Consoli avevano la facoltà di assumere bobulici, questi da parte loro dovevano scrupolosamente svolgere il lavoro per il quale erano stati assunti.
Nel secolo XIV i cassettai e i cofanai avevano raggiunto grande fama dovuta alla loro bravura e un posto importante nell’Arte, tanto da meritarsi il privilegio concesso dal Comune, di eleggere ogni tre anni un loro Gonfaloniere. I Consoli dell’Arte in numero di quattro venivano eletti con questo sistema: uno fra i facenti o vendenti cofani o forzieri in via San Giovanni; uno fra i facenti o vendenti botti; due fra gli altri esercenti dell’Arte. Nello svolgimento del loro lavoro, erano coadiuvati da tre Consiglieri, divenuti in seguito quattro, 42 arroti (aggiunti) poi ridotti in 32. L’insegna dell’Arte aveva in campo bianco un albero verde con una cassa color legno al centro del fusto al naturale. Il 25 marzo giorno dell’Annunciazione, era la festa del Patrono: la SS Annunziata. Quel giorno i legnaioli in compagnia dell’Arte dei Maestri di Pietra e Legname invitati per l’occasione, si recava in corteo alla chiesa di Orsanmichele, per l’offerta della cera alla loro cappella, accompagnati dal suono delle campane e gli squilli delle trombe della Signoria per l’occasione pagate dall’Arte. Un’altra offerta alla chiesa di Orsanmichele veniva fatta il giorno 26 di luglio in ricordo della cacciata del tiranno Gualtieri di Brienne duca di Atene.
Come si trova scritto nel Catasto del 1498, Gonfalone Carro, si rileva che la residenza dell’Arte dei Legnaioli era “Una casa nel popolo di San Pier Scheraggio che a 1° via 2° Arte dei Vajai 3° Loggia de’ Pulci 4° Arte de’ Fabbri 5 Arte dei Maestri e di detta chasa facciamo la residenza della nostra arte dove si raghuna e’ chonsoli colli ministri di detta arte (Le Arti e i Mestieri Firenze – L. Artusi). Oggi la si può rintracciare in Chiasso Baroncelli, via Lambertesca prima della volta degli Uffizi.
Nel Corteo della Repubblica Fiorentina, l’Arte del Legnaioli sfila con le altre Arti Minori. Il bandieraio indossa un giubbone di panno verde bordato di giallo, con maniche gialle con trinciature verdi. Sulla sinistra del giubbone porta l’ovale con rappresentata l’insegna dell’Arte; Albero verde al naturale con nel tronco una cassa di colore marrone, in campo bianco. Porta cappello verde e giallo piumato. Al fianco porta la spada a striscia con fodero e elsa ad 2esse”, sul fianco destro la bolgetta con rappresentata l’insegna. Indossa calzamaglia bianco verde, scarpe marroni occhiellate a “piè d’orso”, e la bandiera con l’insegna dell’Arte.
Le Arti e i Mestieri , erano l’anima dello spirito attivo, creativo dei fiorentini! Da quelle corporazioni sono derivati tutti i settori dell’artigianato ,ricco di Botteghe e Laboratori, che hanno reso Firenze maestra nel mondo. La tecnologia ha cancellato quasi del tutto il manufatto artigiano, tutto viene fatto in serie con macchinari che hanno spento le mille piccole realtà artigiane .