Rimessi al potere nel 1530, con il sostegno del Papa e dell’Imperatore, i Medici diventano duchi ereditari di Firenze, conquistano la Repubblica di Siena nel 1555 e nel 1569 assumono il titolo di Granduchi di Toscana.

I Medici continuano la tradizione di mecenatismo che caratterizza la loro casata. Scienziati e artisti trovano in Toscana un ambiente aperto e vivace. Rispetto al trionfalismo barocco e alle sue componenti propagandistico-religiose, Firenze porta avanti una linea più intellettuale e sofisticata, mantenendosi aperta alla cultura europea.

Arcangela Paladini nasce a Pistoia ( o a Pisa?) nel 1599 da Persia Cilli e Filippo de Lorenzo, pittore e libraio abbastanza noto, spirito libero, poco presente con i figli. Dai registri battesimali del tempo si sa che Arcangela ha due sorelle, Barbera e Aurora e due fratellastri, Lorenzo e Isidoro, frutto di un precedente matrimonio del padre con Lucrezia Sereni. La famiglia si sposta nel 1603 a Pisa, dove nasce un fratellino, Luca. Nel 1608 muore il padre.
Arcangela si diletta sin da piccola di pittura, rivelando un precoce talento, mostra inoltre notevoli doti per la musica e il ricamo.
Nel 1609, morta anche la madre, i granduchi di Toscana la prendono sotto la loro ala protettrice e la portano a Firenze, dove il pittore di corte, Jacopo Ligozzi, ha il compito di farla studiare e seguirla nel percorso di apprendimento artistico.
In particolare è protetta inizialmente dalla granduchessa Cristina di Lorena, vedova di Ferdinando I de’ Medici, rammentata con l’appellativo di “Madama Serenissima” , che la sistema nel monastero di Sant’Agata. In seguito è la duchessa Maria Maddalena d’Austria, moglie di Cosimo II, che se ne prende cura, colpita dalle innumerevoli doti della ragazza. 

Di Arcangela Paladini si conserva un pregevole autoritratto, conservato agli Uffizi di Firenze.

La permanenza di Arcangela nel Monastero è documentata dal 1610 al 1616. In convento Arcangela completa la sua formazione in un ambiente ricco di stimoli culturali: in questi anni vivono tra le mura del monastero la badessa Costanza sorella dell’accademico Ottaviano de’ Medici, suor Prudenza figlia del pittore Jan van der Straet, la pittrice suor Ortensia Fedeli e ben tre nipoti di Michelangelo Buonarroti il giovane. Il monastero è dotato di un palcoscenico, sul quale le monache sono solite allestire rappresentazioni sacre. Le doti artistiche e canore di Arcangela sono coltivate tra le mura di S. Agata.
Arcangela lascia il monastero nel 1616, a 17 anni, per sposare Jan Broomans, un ricamatore di Anversa al servizio della corte. Dall’unione nel 1618 nasce Maria Maddalena.
Dopo le nozze Arcangela limita l’attività pittorica, mentre la troviamo impegnata come musicista, soprattutto come cantante molto apprezzata. Cantò nella chiesa di Santa Felicita e alla corte medicea di Palazzo Pitti riscuotendo molto successo, e si diceva avesse una voce talmente Angelica da meritare l’appellativo di “Cantatrice della Serenissima”.
La troviamo impegnata come ricamatrice, partecipe alle attività del marito, citato come autore di costosi ed elaborati ricami in oro e argento su abiti e tappezzerie.
Viene detta “pittrice con l’ago”, perché complesse ed elaborate sono le scene che illustra con il paziente e preciso ricamo.

Arcangela muore nel 1622 a soli 23 anni: l’arciduchessa Maria Magdalena commissiona il suo monumento funebre, situato sulla parete sinistra del portico d’ingresso della chiesa fiorentina di Santa Felicita, opera di Agostino Bugiardini e Antonio Novelli: le sue avvenenti sembianze nel busto posto sopra il sarcofago sono accompagnate ai lati da bassorilievi raffiguranti La Pittura, con tavolozza e pennelli, in atteggiamento mesto e La Musica che suona un’arpa, addolorata per la prematura scomparsa di colei che le aveva recato tanto lustro.
Tutto ciò che sappiamo della breve, intensa vita di Arcangela è riassunto nell’eloquente e denso epitaffio sottostante che termina con una pia esortazione: “Sparge Rosis Lapidem Coelesti Innoxia Canto/Tusca Jacet Siren Italia Musa Incet.
Spargi di rose la lapide. Innocente con il suo canto divino, la Toscana Sirena giace, giace l’Italia Musa”.
Ma che peccato non poter disporre di una registrazione di cosa e come cantava questa eccezionale fanciulla. Arcangela è contemporanea di Artemisia Gentileschi e pare che sia stata sua ispiratrice per l’immagine di Santa Cecilia, patrona della musica, dipinta da quest’ultima.

Gabriella Bazzani

Arcangela Paladini, la preferita di Cosimo II.
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