Silvano Campeggi
Silvano Campeggi (foto: Wikimedia Commons)

Ieri si sono tenuti a Bagno a Ripoli i funerali di un illustre artista fiorentino, Silvano Campeggi, deceduto l’altro ieri all’età di 95 anni. Forse il suo nome non vi dirà nulla, ma probabilmente conoscerete più d’una delle sue opere, specialmente se come me appartenete ad una generazione che i film li andava a vedere al cinema e non in streaming sul computer o sul cellulare.

Silvano campeggi detto “Nano”, classe 1923, nato a Firenze da genitori Aretini, era tra i più importanti artisti grafici del ‘900 ed in particolare tra i più importanti “cartellonisti” della storia del cinema Americano. Dai suoi pennelli sono usciti i manifesti di molti tra i più famosi film di Hollywood, dai “colossal” alle grandi commedie ai musical: Ben Hur, Colazione da Tiffany, Un americano a Parigi, West side Story, Casablanca, Cantando sotto la pioggia… E, last but no least, Via col vento, forse il suo cartellone più famoso, con l’immagine di Vivien Leigh abbandonata tra le braccia di Clark Gable.

Dopo gli studi al’istituto d’arte di Porta Romana, frequentato al tempo anche da Ardengo Soffici ed Ottone Rosai, si era trasferito a Roma, dove si accostò alla cartellonistica cinematografica e nel 1946 realizzò il suo primo manifesto per il film “Aquila nera” di Riccardo Freda.

All’età di 26 anni fu incaricato dalla MGM di realizzare il manifesto di “Via col vento”: fu l’inizio di una brillante carriera durante la quale “Nano”, poi trasferitosi negli Stati Uniti,  produsse migliaia di cartelloni cinematografici non solo per la MGM ma anche per  Paramount,  Columbia Pictures, Warner Brothers, Universal, United Artists,  Twentieth Century Fox. Questo enorme successo lo portò a conoscere da vicino molti divi di Hollywood: “Li ho ritratti quasi tutti, ma Marylin era unica”, dichiarò in un’intervista. “Venne nel mio studio e mi disse: «Maestro, devo spogliarmi?» Era incredibilmente attraente, nell’aspetto e nell’atteggiamento”.

Rientrato poi in Italia, si stabilì a Bagno a Ripoli, vicino Firenze, ma visse a lungo anche a Pomonte, nell’isola d’Elba, alla quale rimase molto legato e che lo aveva insignito della cittadinanza onoraria del capoluogo Portoferraio.

Negli ultimi anni aveva spesso messo la sua arte anche al servizio delle tradizioni e del folclore della Toscana: ad esempio realizzando nel 1997  trentacinque opere ispirate al calcio storico fiorentino, esposte al Palagio di Parte Guelfa, disegnando nel 2001 il “drappellone” per il Palio di Siena vinto dal Drago e, nel 2003, con una serie di cinquanta tavole raffiguranti i protagonisti della Giostra del Saracino di Arezzo.

La sua arte è stata nel tempo riscoperta e valorizzata attraverso una lunga serie di mostre, a cominciare da quella del 1988 al Palazzo Medici Riccardi (“Il cinema nei manifesti di Silvano Campeggi”), riproposta anche a Parigi e a New York. Seguirono, dopo la personale del 1995 al Palazzo delle Esposizioni a Roma, la mostra presso il Castello di Poppi dall’azzeccatissimo titolo “Sogni attaccati ai muri” (1998), quella del 2012 alla Galleria Varart di Firenze, maliziosamente intitolata “Maestro, do I need to get undressed?” (dalla frase sopra citata rivoltagli da Marilyn Monroe), fino alla recente antologica in Palazzo Vecchio, conclusasi nel gennaio scorso, “Tra Divi e Diavoli”.

Nel 2013 ha donato alla Galleria degli Uffizi un suo autoritratto, dipinto nel 1979, che è entrato a far parte della famosa ed unica collezione di autoritratti del corridoio vasariano, oggi purtroppo inopinatamente rimossa,  assieme a quelli di centinaia di artisti famosi tra cui Raffaello, Filippino Lippi, Andrea del Sarto, Antonio Canova.

Avevo brevemente conosciuto “Nano” pochi mesi fa,  durante una delle serate “A cena al cine” in cui vengono proiettati film inerenti il mondo dell’arte. A dispetto dei suoi 95 anni appena compiuti, che aveva festeggiato con una cerimonia in comune, era sorridente e vitale, e la sua presenza fu salutata da tutti con grande affetto.

Ci mancheranno i suoi “sogni attaccati ai muri”, oramai diventati icone di un tempo – ed un cinema – che fu.

Enrico Bartocci
Enrico Bartocci

Addio, Nano! Ricordo di Luciano Campeggi.
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